martedì 5 gennaio 2021

Recensione "Stupro.- La ragazza sporca" di Stefania De Girolamo ed. Del Poggio


Readers oggi sul blog vi parlo di un libro toccante  "Stupro.- La ragazza sporca" di Stefania De Girolamo ed. Del Poggio, che ringrazio per la copia omaggio.



 Sinossi

Una ragazza di sedici anni viene aggredita e violentata da un gruppo di ragazzi. La giovane verrà costretta dalla famiglia a nascondere l'accaduto, in ragione di una paura recondita e radicata in seno da generazioni, di gettare la famiglia nell'ignominia. Monica troverà sfogo al suo malessere nella musica, esibendosi in sensuali danze, lavorando in un locale notturno, senza mai permettere a nessuno di avvicinarla. Sarà lì che incontrerà un giovane, bello e con gli occhi dolcissimi. Nascerà un amore casto e sincero che aiuterà entrambi a riscattarsi da un passato di dolore, fino a quando...


“Ogni goccia di pioggia che cade nutre la terra, così come ogni goccia mancata la inaridisce. Ogni vita è utile in tal senso, ogni lacrima, ogni stilla di sudore, ogni risata, ogni parola da nutrire o inaridire la terra sulla quale abbiamo camminato”.

Inizia così il romanzo di Stefania De Girolamo, intitolato Stupro. La ragazza sporca edito Del Poggio edizioni.

La storia che ho letto in un solo giorno perché incapace di staccarmi dalle pagine, è quella di Monica, ragazza di 16 anni, che una sera d’inizio autunno, perde la sua innocenza.

Lungo quel viale alberato che fiancheggiava il grande parco della sua città Monica è vittima di un abuso. Sarebbero bastati pochi minuti ancora e avrebbe varcato la soglia della sua casa, sarebbe bastato poco e invece…

“All’improvviso alle sue spalle. Circondata, spinta, irrisa, umiliata. Uno, due, tre, quattro fantasmi, quattro mostri, quattro animali feroci, quattro bestie.”

Monica, vittima inerme, Monica che non riesce a urlare, Monica che si ritrova intrappolata da quelle mani che la toccano, da quei volti che beffardi sorridono, lei sola, inerme spera solo che qualcuno passi da lì, che qualcuno si fermi a prestarle soccorso.

Ma tutto questo non accade, e quando l’incubo finisce trova solo la forza di aggrapparsi a quell’albero, unico muto testimone di quella notte. In quell’albero però Monica trova conforto, lo abbraccia quasi a fondersi, a trovare un po' di conforto.

“Nessuno arrivò, nessuno la guardò, nessuno l’aiutò.”

Gli unici due passanti che la notano, quasi scappano via, affermando che fosse una drogata.

Cosa avrebbe pensato sua madre Anna vedendola poi arrivare in quelle condizioni? L’avrebbe rimproverata per quel ritardo oppure abbracciato? 

La paura diviene qualcosa di tangibile, il dolore un’incurabile malattia.

“Anna si voltò a guardarla, un cipiglio di rimprovero, la vide, la riguardò, le bastò un attimo: all’istante capì ogni cosa e nello stesso momento decise di non capire, di non vederla, di non guardarla… “

Non ci furono bisogno di parole o spiegazioni. I vestiti lacerati ed il volto terrificante di Monica bastano a dare alla madre tutte le risposte che in quelle ore avevano affollato la sua mente. 

Ma Anna non si comportò come forse la ragazza aveva sperato, gli intimò di lavarsi e di non farne parola con nessuno.

Allora mi chiedo come può una madre, insabbiare tutto, non urlare di dolore, correre e stringere tra le braccia la propria figlia?

Anna ha preferito voltarsi dall’altra parte, mettere la testa sotto terra come gli struzzi per non gettare la famiglia nell’ignominia.

Monica da quel giorno è costretta a fingere, a indossare ogni giorno una maschera e a portarsi dentro una rabbia tale che la paura che tutta venga fuori come un’esplosione è tanta,  da spingerla ad allontanarsi da tutti per paura di venire giudicata.

Monica si sente “la ragazza sporca”, e questo suo stato d’animo le fa perdere interesse per lo studio e le fa perdere la sua unica amica.

Questo suo stato d’animo permane negli anni, l’unico momento in cui si sente diversa e padrona di se stessa e nel locale notturno dove lavora come ballerina, lì in quel luogo si sente capace di respingere gli sguardi interessati degli uomini, per una volta è lei a condurre un gioco senza conseguenze riuscendo ad allontanare chiunque si voglia avvicinare. 

Finchè una sera i suoi occhi non incroceranno lo sguardo di Marco, un ragazzo dolce, bello con uno sguardo bellissimo.

Inizierà così una storia platonica, fatta solo di sguardi e sorrisi scaturiti dal cuore, passeranno anni prima che i due giovani si avvicineranno e per la prima volta sentiranno l’uno la voce dell’altra.

“Fino ad allora non aveva osato masi sperare di innamorarsi, ancor meno che qualcuno si potesse a sua volta innamorare di lei.”

Marco è un ragazzo i cui genitori potevano essere più che orgogliosi, avevano pianificato la sua vita nei minimi dettagli, ma questa vita a Marco stava stretta ed per questo che continuava ad incontrare i suoi amici ribelli, quelli che nella sua casa non avrebbero mai messo piedi perché non del suo stesso livello sociale.

Ma più passano gli anni più il ragazzo si rende conto che nella sua vita manca qualcosa, l’incontro fortuito con Monica sarà la luce che lo guiderà piano piano fuori da quel tunnel in cui era entrato e ogni cosa giorno dopo giorno prende forma e colore.

E quando tutto sembra andare per il verso giusto, un maledetto ricordo cambierà le carte in tavola…  

“Ora soffriva immensamente perché l’amava, come non aveva mai amato, e il dolore di lei che stava riempiendo quella stanza, lo dilaniava. E lui sarebbe stato disposto a soffrire per l’eternità, pur sapendo che non sarebbe valso ad aiutarla, a cancellare in lei quel dolore.”


Questo è un romanzo che fa riflettere profondamente, che ci apre gli occhi sulla società che ci circonda. L’ignoranza, o meglio , la consapevolezza e la decisa volontà di ignorare è spesso la scelta più comoda, la strada più semplice in cui immettersi, perché nasconde l’incapacità come l’inadeguatezza, l’egoismo come la  comoda indifferenza, verso le proprie azioni e i propri doveri.

L’autrice attraverso Monica, ci presenta quelle donne che silenziosamente sopravvivono a una violenza, Monica è la voce di chi non ha più voce, che piange nel silenzio, che si sente sola e abbandonata da una società pronta solo a sparare sentenze. 

Una società che ancora oggi cresce le ragazze con il tacito insegnamento a subire e tacere, a voltarsi dall’altra parte per non vedere, non ascoltare.

Un libro che lascia il segno del suo passaggio e ci ricorda…

Che quell’amore che tanto si cerca e si desidera, è proprio dentro di noi. Se ci sappiamo amare da quell’amore potrà rigenerarsi altro amore e altra vita. Solo così, si prende coscienza di essere stati soltanto vittime di un crimine.





Nessun commento:

Posta un commento