mercoledì 8 luglio 2020

BlogTour " La seconda moglie" di Juls Way 3°tappa Estratti e presentazione romanzo


Readers oggi vi presento la nuova uscita della Words Edizioni. Si tratta de "La seconda moglie", il romanzo d'esordio dell'autrice Juls Way.
Il blog partecipa anche al blogtour,  la tappa affidata sono: gli estratti



 TITOLO: La seconda moglie
AUTORE: Juls Way
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Storico vittoriano
FORMATO: Ebook (2,99 – in offerta a 0,99 nel giorno d’uscita)
 Cartaceo (13,90)
PAGINE: 265
RELEASE DATE: 08.07.2020



«Allora ditemi, lady Montegue, come immaginate la donna del nuovo secolo?»
«Sarà libera.»


Londra, 1899
All’alba del nuovo secolo, lady Lavinia Roseland, figlia del Conte di Carvanon, è costretta a un matrimonio combinato con lord Edward Montegue. Un’unione nata male in partenza: lei ha una reputazione macchiata, un carattere terribile e una lingua ben affilata; lui, vedovo e con una carriera politica da portare avanti, la vorrebbe tenera e devota. Tuttavia, Edward non è immune al fascino di Lavinia che, con le sue mise maschili, si fa ambasciatrice di idee nuove e rivoluzionarie. Ad avvicinarli sarà la strana e improvvisa sparizione del padre di lei. Marito e moglie si ritroveranno così nella romantica Cornovaglia, ospiti di una tenuta ricca di misteri, per scoprire vecchi e nuovi intrighi della famiglia Carvanon.



L’AUTRICE

Juls Way ha venticinque anni e vive a Bologna, dove frequenta la Scuola di Archivistica. Urbinate di nascita e di adozione, si è laureata in lettere moderne e in storia dell’arte. Cresciuta a libri, Guccini e Platone, è un’inguaribile romantica; ama il cinema, le serie tv (soprattutto i period drama), il sarcasmo e andare in giro per mostre e musei. Il suo sogno è di vivere a Parigi, in una mansarda arredata in stile anni Venti, con vista sul Quartiere Latino. Inventa storie da quando ne ha memoria, ma La seconda moglie è il suo primo romanzo.

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‹‹Credete davvero che lui vi renderà felice? Che dimenticherà Elisabeth? Che vi accetterà per come siete in maniera incondizionata come faccio io?›› domandò allora. Avrebbe voluto urlare, ma sapeva di non poterlo fare. 
‹‹Io non voglio essere accettata. Non ne ho bisogno, non ho mai avuto bisogno dell’accettazione di nessuno. Perché dovrei essere accettata, poi? Non sono sbagliata, non sono difettosa, e anche se lo fossi non sono di certo una cosa da lasciare in un angolo, né un trofeo da esporre. Io voglio amare ed essere amata.››

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‹‹Bene, mi aspetto che voi vi comportiate in modo consono›› disse, guardandola con aria di rimprovero.
‹‹Certamente, lord Montegue›› rispose lei.
‹‹Griselda, la governante, vi aiuterà ad ambientarvi e a sistemare i bagagli.›› Sembrò volersi congedare ma, nel farlo, ebbe una sorta di accortezza nei confronti della donna, compiendo un piccolo inchino. ‹‹Ah, dimenticavo!›› disse una volta sulla porta, mentre ormai la moglie si stava sciogliendo il cappellino da viaggio. ‹‹La prossima settimana terremo una cena, così potrete dare prova delle vostre doti di padrona di casa.››
‹‹Fantastico, fremo all’idea›› borbottò sottovoce Lavinia, alzando gli occhi al cielo.
‹‹Magari evitiamo il sarcasmo con gli ospiti.››
‹‹Dipende, se verrà anche mia madre farò davvero fatica a trattenermi.››

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‹‹Con Medley che gira per casa, volete farvi vedere così?›› domandò lui, ma non ricevette risposta, perché sua moglie era già oltre la porta della camera. Sentì i tacchi dei suoi stivali scendere spediti le scale. Qualcosa l’aveva contrariata e in realtà sapeva bene cosa. Aveva fatto un passo falso dicendo che erano amici, decisamente falso. Quel Rochester che tanto amava Lavinia non avrebbe mai detto una cosa del genere a Jane. Lui avrebbe saputo dar voce ai propri sentimenti. Forse aveva sbagliato a farsi prendere la mano. L’arrivo di Harry lo distolse momentaneamente dai suoi pensieri. 
‹‹Ho visto milady correre per le scale›› lo aggiornò in maniera puntuale il valletto.
‹‹È tipico di milady fuggire quando non sa controllare la situazione›› reagì acido.
‹‹Eppure, mi sembrava che…››
‹‹Alti e bassi, Harry. Alti e bassi›› concluse Montegue, mettendo fine alla discussione. 

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‹‹Non cercate di ribaltare la situazione, ché con me non funziona!›› urlò allora l’uomo, sempre più arrabbiato.
‹‹Noi siamo prigioniere del nostro status, pure i nostri vestiti sono delle prigioni che non ci fanno respirare, la nostra vita è scandita dai no e dai diktat ai quali dobbiamo attenerci senza poterci opporre!›› Lavinia non sentiva ragioni. 
‹‹Le convenzioni sociali ci sono sempre state, non credo sia il caso di farne un dramma!››
‹‹Volevo solo sentirmi libera. Solo per un giorno a settimana. Come siete voi!›› gli rispose quasi alle lacrime. 
Edward avrebbe tanto voluto ribattere qualcosa, ma aveva bisogno di bere, dunque si versò un altro bicchiere di whisky e lo buttò giù tutto d’un fiato. Lavinia prese il gesto come la solita dimostrazione di indifferenza nei suoi confronti.  
‹‹Sono molto contenta di essere vostra moglie solo quando mi rimproverate. Devo comportarmi male più spesso, evidentemente!››
‹‹Non seguo il vostro assurdo e insensato discorso.››
‹‹Sto dicendo che io non esisto ai vostri occhi. Non sono vostra moglie, né una donna, tantomeno una persona. Me lo avete detto più volte voi stesso!››
‹‹Vestita così di certo non sembrate una moglie, né una donna. Ma non era quello lo scopo?›› Si pentì subito di quello che aveva detto, ma Lavinia, offesa dalle sue parole, gli tirò un ceffone in piena faccia. 
Edward Montegue avrebbe voluto rispondere a quello schiaffo allo stesso modo. Lavinia non era arretrata di un solo passo, lo sfidava con i suoi occhi intensi, uno sguardo offeso e ribelle. Un fuoco strano ardeva in quelle pupille scure. Lui alzò il braccio per schiaffeggiarla, però non lo fece. La mano ricadde veloce non per colpirla, ma per afferrarle il capo e baciarla. 

*********
Il suo sguardo cadde inevitabilmente nella scollatura della blusa. Edward fece un respiro profondo e, appellandosi alla sua serietà, proseguì: ‹‹Ho atteso per tre settimane delle scuse per il vostro comportamento.››
‹‹Non credo che debba essere la sola a fare il mea culpa›› ribatté.
‹‹Lo so›› ammise lord Montegue, un po’ controvoglia. ‹‹Difatti, volevo scusarmi anche io.››
Lei rimase visibilmente colpita, e divenne allora più conciliante. Non si fermò sulla porta, pronta a fuggire, ma si sedette su una delle poltrone. Lui prese posto davanti a lei. 
‹‹Dicevo, che vi devo delle scuse. Sono stato troppo duro.››
‹‹E arrogante.››
‹‹E arrogante.››
‹‹E autoritario come un tiranno.››
‹‹E autoritario.››
‹‹E anche estremamente ottuso.››
‹‹Ho capito!›› esclamò Edward. ‹‹Sto chiedendo scusa, ora. Ho esagerato nel dirvi quelle cose, ma voi siete intrattabile. Da quando siamo sposati non fate altro che sfidarmi, mettendo a dura prova i miei nervi.››


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