mercoledì 20 aprile 2022

Recensione "Testimoni sepolti" di Michele Rondelli

 

Readers oggi vi parlo del romanzo di esordio di Michele Rondelli "Testimoni sepolti" edito da Ianieri Edizioni, nella collana Le dalie Nere.



Titolo: Testimoni sepolti
Autore:  Michele Rondelli
Collana: Romanzo giallo
Formato: 12,5×19,5 cm
Edizione: marzo 2022
Pagine: 308

Sinossi

Testimoni sepolti narra la più grande tragedia mineraria italiana, quella di Cozzo Disi, avvenuta a Casteltermini il 4 luglio del 1916 e costata la vita a 89 operai. Tra realtà e fantasia, nel paese ribattezzato Calarmena è ambientata la storia di un ragazzo, Vincenzo, sopravvissuto ben 13 giorni sottoterra. A raccontare la vicenda è il cronista Ruggero De Robertis, che raggiungerà sul posto Paolo Lo Groi, suo amico di vecchia data. Riuscirà il giornalista – grazie all’osservazione delle relazioni umane e dei giochi di astuzia e di potere – a portare alla luce i segreti, le manipolazioni e le responsabilità occulte di quel disastro? La ricerca della verità procede, svelando intrecci insospettabili, mentre Vincenzo sogna di sposarsi, il proprietario della miniera, don Carmelo Pagano, aspira a trasferirsi in America e i suoi figli si scagliano l’uno contro l’altro.


Credo che questa sia in assoluto la recensione più difficile, che abbia scritto in questi quattro anni di attività con il blog.
E non perché il libro non mi sia piaciuto, anzi, ma per il semplice fatto, che ho paura di non rendere giustizia alla storia e al lavoro dell'autore.

Quando ho letto la trama, in me sono riaffiorati i ricordi, quante volte da bambina ho sentito narrare le vicende dei minatori da mio nonno.
Quante volte ci veniva spiegato, a noi bambini, il duro lavoro dei minatori, il pericolo che affrontavano per portare a casa un pezzo di pane.

Ricordo che rimanevo quasi affascinata da quei racconti, eppure quando si parlava dei "carusi", nasceva in me un senso di tristezza, e pensavo a quanto ero fortunata.

Eppure le parole canticchiate dal piccolo Vincenzino protagonista della storia
"Mamma,nun mi mannari a la pirrera, ca notti e jurnu mi pigliu turrita."
tornano alla mente e quel senso di oppressione e paura scavano dentro di me.

Fatti reali e fantasia si mescolano dando vita a un romanzo di cui Ruggero De Robertis, giornalista per una testata palermitana, sarà la voce narrante, e ci guiderà tra le vie del paese ribattezzato Calarmena, e seguiremo con lui le vicende di alcuni morti e la tragedia della miniera.

Testimoni sepolti narra la più grande tragedia mineraria italiana, quella di Cozzo Disi, avvenuta a Casteltermini il 4 luglio del 1916 e costata la vita a 89 operai.

Casteltermini è casa! La mia casa.
Il paese in cui sono cresciuta e che per lavoro da 21 anni ho lasciato per emigrare al Nord.

Quella tragedia ha segnato molte famiglie, quante perdite.
Quanti padri non hanno avuto la possibilità di vedere crescere i propri figli, e quanti figli dopo la morte del padre o di un fratello hanno dovuto prendere il loro posto.

Anche Vincenzino è stato "venduto" al posto del fratello defunto, lui una nuova vittima del
"soccorso morto", solo la morte lo avrebbe reso libero da quella schiavitù.
"A vossia pare giusto che alla mia età sono costretto a seppellirmi come i morti per fare finta di essere ancora vivo? [...]  Le pare giusto che ogni santo giorno io sono costretto a scendere all'inferno? Da quando è morto Ciccu sono stato condannato, senza peccare, a un inferno senza futuro."
Vincenzino, non vuole lavorare in miniera, lui sogna di sposare la sua Annuzza, di andare via da Calarmena, eppure in quella miniera ci entra, e anche lui diventa uno di quei "carusi".
 
Con la paura nel cuore e gli incubi di notte, Vincenzino subisce in silenzio il suo destino, finché un giorno alla miniera dei forti boati e un crollo mettono in pericolo i minatori.
Alcuni riescono a fuggire, altri purtroppo non riescono ad arrivare alle uscite, uscite che erano state sbarrate, ma per quale motivo? 

Vincenzino è tra quelle novanta vittime, lì sotto, tra la polvere, i fumi e la pochissima luce, si fa forza, ma ha paura di morire schiacciato, di morire come tutti quei corpi che lui chiama e che ormai non rispondono più, nemmeno il suo caro papà che tra le macerie riconoscerà.

Tredici lunghi giorni, tra momenti di sonno e altri di lucidità, Vincenzino grazie a una mosca, al ticchettio di un rubinetto, e apparizioni che saranno per lui sprono a non mollare che troverà un’uscita.

Come reagiranno alla sua vista, poiché sono passati tredici giorni ed era dato per morto?
E soprattutto di chi è la responsabilità di quanto accaduto?

Ruggero non si fermerà alle apparenze e con l'aiuto di alcuni personaggi che pagina dopo pagina vengono presentati, il giornalista si troverà davanti ad alcuni fatti che faticano a stare in piedi.

Caparbio come pochi. Ruggero non si fermerà davanti alle intimidazioni, e piano piano ogni pezzo del puzzle trova la sua collocazione.

Bugie, segreti e mezze verità, intrecci e manipolazioni saranno gli ingredienti che accompagneranno questa lettura.

Chi  trama contro la scoperta della verità? 

Ci si può  veramente fidare di chi si professa tuo amico?

E Ruggero riuscirà a mettere nero su bianco tutta la verità?
"Fino a quando non saremo nelle condizioni di fare il nostro dovere, tu di delegato suo di giornalista, non chiediamoci più chi siamo. E se dovessero chiedercelo gli altri, per tutto il tempo che rimarremo in questa condizione risponderemo collezionisti di giorni."



Michele ha la capacità di saper mettere su carta tutto l'amore per la sua/ nostra terra, ogni pagina è una fotografia di cui si coglie ogni più piccola sfumatura.

Tra le pagine c'è l'odore della terra sicula, c'è il buon vino di Grotte, l'olio di lì "Serre" o il pecorino stagionato, e non me ne voglia nessuno è il più buono che c'è.

Il suo stile denota cura e ricercatezza senza però troppi fronzoli, ogni fatto narrato ti catapulta in quei luoghi che io conosco, lì "Serre" a " discesa di Sant'Anna" la chiesetta della Grazia, zona in cui sono nata e cresciuta, la strada da Malvello a Pizzo Sataredda ( Cozzo Disi), Passofonduto ecc…

Michele attraverso questo romanzo ci invita a non dimenticare, a non chiudere gli occhi davanti a certi fatti, a non aver paura di fare memoria.

La tragedia del 1916 non è diversa da tutte quelle che avvengono oggi. 
La sicurezza sul lavoro oggi come allora traballa, quanti morti bianche avvengono in Italia?
Quante volte abbiamo acceso la TV e il TG ci presenta l'ennesima tragedia sul posto di lavoro?

Quanti bambini nel mondo, purtroppo, vengono ancora sfruttati privandoli della loro infanzia?

Lo spaccato di vita che alla fine Michele ci presenta non è poi così diverso da quello di oggi, anche Vincenzino o don Carmelo Pagano, proprietario della miniera, sognavano di cambiare vita, andando via dalla Sicilia.

Così come oggi, quanti giovani hanno lasciato la Sicilia per trovare fortuna altrove?

Non è semplice staccarsi dalla propria terra, un siciliano la Sicilia c'è l'ha tatuata nel cuore, andare via non significa rinnegare le proprie origini, io sono certa, che ognuno le custodisce gelosamente nel cuore, ma avere il coraggio di cambiare quelle cose che purtroppo né i sacrifici dei nostri avi o altri eventi dolorosi sono riusciti a cambiare.

Quindi mi chiedo a cosa serve il loro sacrificio se noi ci dimentichiamo di tutto quello che hanno fatto?
"Lasciami dire una cosa: non c'è niente di più difficile che essere questo: un uomo senza aggettivi."
Complimenti Michele sei riuscito a narrare la storia di Vincenzino e tutto ciò che ruota attorno a Calarmena, senza snaturare o alterare i racconti originali.

Il mio cuore diverse volte ha sussultato e qualche lacrima non è mancata, ogni pagina profuma di Terra mia, di sacrifici, di duro lavoro e amore.
Grazie per avermi dato l’opportunità di leggere e recensire questa tua opera, e spero di leggerne altre in futuro.

Testimoni sepolti una lettura che consiglio e che difficilmente dimenticherò.




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