venerdì 4 giugno 2021

Noi di Evgenij Zamjatin per La Piccola Biblioteca del Fantastico


 


«È sostanzialmente uno studio sulla Macchina, il genio che l'uomo ha fatto uscire sconsideratamente dalla bottiglia e non può rimetterla al suo posto. Questo è un libro a cui prestare attenzione
quando sarà disponibile una versione in inglese.
»

 

Conclude così George Orwell il suo saggio su Tribune il 4 gennaio del 1946, contentuto integralmente in questa edizone, quando finalmente riesce a leggere Noi di Evgenij Zamjatin nella traduzione francese Nous Autres in un'edizione del 1929, poichè quel romanzo nessun editore inglese aveva ancora deciso di pubblicare. 
Pochi mesi dopo, in agosto, inizierà a scrivere 1984, un libro destinato a un successo mondiale.


«Nel XXVI secolo, nella visione di Zamjatin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere riconosciuti solo come delle matricole. Vivono in case di vetro (questo è stato scritto prima che la televisione venisse inventata), il che consente alla polizia politica, nota come i ‘Custodi’, di sorvegliarli più facilmente. Indossano tutti uniformi identiche e un essere umano è comunemente indicato come ‘una matricola’ o una ‘uníf’ (uniforme). Vivono di cibo sintetico e la loro solita ricreazione è marciare in file di quattro mentre l’inno dello Stato Unico viene trasmesso attraverso gli altoparlanti. A intervalli prestabiliti sono concesse loro le Ore Personali, per abbassare le tende dei loro appartamenti in vetro. Ovviamente non esiste il matrimonio, anche se la vita sessuale non sembra essere completamente promiscua. Per fare l’amore tutti hanno una sorta di cedola rosa, e il partner con cui trascorrere una delle proprie ore di sesso precedentemente assegnata firma un registro. Lo Stato Unico è governato da un personaggio noto come il ‘Benefattore’, che viene eletto annualmente da tutta la popolazione, con voto sempre unanime. Il principio guida dello Stato è che la felicità e la libertà sono incompatibili. Nel Giardino dell’Eden l’uomo era felice, ma nella sua follia esigeva la libertà e fu cacciato nel deserto. Ora lo Stato Unico ha ripristinato la felicità rimuovendo la libertà.»

E' un romanzo a carattere satirico ambientato nel futuro ed è considerato un capostipite del genere dell'utopia negativa o distopia. In esso il totalitarismo e il conformismo caratteristici dell'Unione Sovietica del primo Novecento vengono portati agli estremi, dipingendo un'organizzazione statale che individua nel libero arbitrio la causa dell'infelicità e che pretende di controllare matematicamente le vite dei cittadini attraverso un sistema di efficienza e precisione industriale di tipo tayloristico.

E' facile, dunque, intuire perchè l'opera fu censurata.
Il racconto fu il primo romanzo ad essere messo al bando dal Glavlit, l'ente sovietico preposto alla censura, nel 1921, sebbene la sua bozza iniziale risalisse al 1919. Effettivamente gran parte delle basi del romanzo erano già presenti nella novella Gli isolani, iniziata a Newcastle nel 1916.

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